INCONTRO CON JEAN-NOEL SCHIFANO

Il progetto “Napoli: visioni letterarie, artistiche e sociali della città tra clichés e realtà. Le topografie letterarie di Napoli e la realtà dell’immaginario.” condotto dalle signore Beati, Fouquet e dal signor Sedola ha permesso l’incontro di due classi di seconda con l’autore del Dictionnaire amoureux de Naples, Jean-Noël Schifano, per uno scambio sul suo rapporto con la città di Napoli e il suo lavoro di scrittore. Dopo una presentazione della biografia di Schifano da parte di Gabriel e Agnese, interrotta da precisazioni vivaci da parte dell’interessato, si entra nel vivo del discorso.
Tra evocazioni mitologiche, descrizioni geografiche, richiami storici e analisi sociologica della popolazione napoletana, questo amante di Napoli paragona la città fondata dai Rodii a “una ballerina che danza tra due vulcani”, sorretta dal tufo biondo, la cui struttura morbida sarà ritrovata dai golosi in un baba tagliato a metà, senza rum. Alcune date chiave segnano il discorso, dalla decapitazione di San Gennaro, protettore dei napoletani e il cui sangue liquefatto è portatore di miracoli, passando per Federico II, fondatore della più antica università laica e statale al mondo, e la ribellione a mani nude della popolazione per impedire all’Inquisizione di entrare in città. Tra sacro e profano, i napoletani si dedicano al culto dei teschi e Schifano fa rivivere la scena della casalinga napoletana che, mentre lucida un teschio, lo prega di portarle buona fortuna. “A Napoli, si coltiva il vivente attraverso i morti passati. Il tempo del futuro non esiste. I napoletani colgono la vita immediata. Bisogna che la notte passi. E Napoli è la città europea in cui ci si suicida di meno.” La vitalità dei napoletani si ritrova nella lingua, e si apprende che lava e pizza hanno un’etimologia napoletana e che numerosi termini sono passati direttamente dal francese al napoletano. Il nostro ospite risponde poi ad alcune domande poste dagli studenti. Ne approfitta per denunciare il sovraturismo e gli stereotipi negativi su Napoli, “la Luce delle Luci”, la città in cui si può dare del tu alla pietra e alla carne, e rende omaggio a Maradona, ultimo mito vivente di Napoli.
Sicuramente, i nostri studenti conserveranno un vivo ricordo di questo incontro ricco di colori, all’immagine della città che hanno percorso attraverso la sua letteratura, e non morderanno più in una fresca mozzarella senza un pensiero all’evocazione dell'”eucarestia napoletana” di Schifano.
Tra evocazioni mitologiche, descrizioni geografiche, richiami storici e analisi sociologica della popolazione napoletana, questo amante di Napoli paragona la città fondata dai Rodii a “una ballerina che danza tra due vulcani”, sorretta dal tufo biondo, la cui struttura morbida sarà ritrovata dai golosi in un baba tagliato a metà, senza rum. Alcune date chiave segnano il discorso, dalla decapitazione di San Gennaro, protettore dei napoletani e il cui sangue liquefatto è portatore di miracoli, passando per Federico II, fondatore della più antica università laica e statale al mondo, e la ribellione a mani nude della popolazione per impedire all’Inquisizione di entrare in città. Tra sacro e profano, i napoletani si dedicano al culto dei teschi e Schifano fa rivivere la scena della casalinga napoletana che, mentre lucida un teschio, lo prega di portarle buona fortuna. “A Napoli, si coltiva il vivente attraverso i morti passati. Il tempo del futuro non esiste. I napoletani colgono la vita immediata. Bisogna che la notte passi. E Napoli è la città europea in cui ci si suicida di meno.” La vitalità dei napoletani si ritrova nella lingua, e si apprende che lava e pizza hanno un’etimologia napoletana e che numerosi termini sono passati direttamente dal francese al napoletano. Il nostro ospite risponde poi ad alcune domande poste dagli studenti. Ne approfitta per denunciare il sovraturismo e gli stereotipi negativi su Napoli, “la Luce delle Luci”, la città in cui si può dare del tu alla pietra e alla carne, e rende omaggio a Maradona, ultimo mito vivente di Napoli.
Sicuramente, i nostri studenti conserveranno un vivo ricordo di questo incontro ricco di colori, all’immagine della città che hanno percorso attraverso la sua letteratura, e non morderanno più in una fresca mozzarella senza un pensiero all’evocazione dell'”eucarestia napoletana” di Schifano.




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